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Immagine del redattoreArianna Messina

La quarantena in famiglia

“Eh ma le merendine e i biscotti, le torte, i budini, i succhi di frutta e le patatine li compro/li preparo per i miei figli”

Ma dove sta scritto che bambine-i e ragazze-i non possano vivere senza? Secondo quale ordine prestabilito devono a tutti i costi dover prediligere cibi ipercalorici o bevande piene di zucchero quando invece potrebbero scegliere tra un ventaglio di alimenti molto più salutari e utili al loro fabbisogno, ai quali ogni tanto alternare del cibo meno sano (ci mancherebbe)?

E’ un retaggio che ci portiamo dietro dal boom economico in poi, da quando è esplosa l’industria alimentare e di conseguenza è aumentata la disponibilità di cibo e la possibilità di averlo a tutte le ore e in tutti i luoghi. Colpa dell’industria brutta e cattiva dunque? Anche no. Direi che nessuno ci obbliga ad assecondare l’invito a consumare di più e male, certo il marketing ha armi potenti da sfoderare per cercare di indirizzare le scelte ma, alla fine, siamo sempre noi ad avere la possibilità di scegliere, ricordiamocelo.

Fino a che non saranno autosufficienti sono i genitori a decidere per i-le figli-e. Dunque organizzare con criterio la dispensa spetta proprio ai genitori ed è il primo fondamentale passo da compiere con consapevolezza.

L’acquisizione precoce di una buona cultura alimentare costituisce la base per la salute del bambino e del futuro adulto. Il danno che si fa educando ad un’alimentazione sbilanciata e uno stile di vita sedentario lo si vedrà soprattutto nel corso degli anni, mica l’indomani di una scorpacciata di junk-food davanti alla play.

In merito a questo periodo particolare, in cui ci si muove purtroppo molto poco e si sta sempre in casa, la SIP (Società Italiana di Pediatria) ha diffuso un catalogo di 10 consigli per la famiglia, qui  il link al catalogo scaricabile.

In ogni caso, come dicevo sopra, bisogna partire da

  1. Organizzare bene la dispensa: quando si va a fare la spesa evitare di acquistare troppi snack e dolciumi, patatine, succhi di frutta, in modo da non favorirne il consumo e dirottare la scelta su altro. Fare una lista della spesa aiuta molto a non “distrarsi” dal necessario. Questo non deve aprire però le porte al meccanismo per cui “sforno biscotti, pizze e manicaretti quotidianamente, tanto fatto in casa è più genuino e ne possiamo mangiare anche di più” perché è un facile errore in cui incappare. Non è che se lo preparo in casa allora è automaticamente più sano, certo so da che materie prime parto, quanto e cosa metto, ma se si tratta di un dolce sempre dolce resta. La tentazione di aumentarne la dose in quanto percepito come  “più sano” è reale. Dunque che sia la merendina confezionata o il dolce fatto in casa non cambia molto se sto dentro le giuste porzioni e calorie da consumare durante la giornata.

  2. occhio alle porzioni! Spesso si sopravvaluta il dispendio energetico e si sottostima quanto si mangia. Un-a bambino-a non può e non deve mangiare come un adulto, nemmeno per la felicità di nonna!

  3. Organizzare la giornata alimentare, programmando pranzi e spuntini  che risultano fondamentali per evitare che la-il bambina-o arrivi affamata-o ai pasti principale e fiondarsi su ogni cosa. Rilancio anche con l’organizzazione della settimana alimentare, programmando la frequenza del consumo per categoria di alimenti: inserire almeno 4 volte legumi, carne non più di 2-3 volte, pesce almeno 2 volte, uova e latticini 2-3 volte; ovviamente verdura e frutta quotidianamente

  4. Spuntini a base di frutta, yogurt, frullati, frutta secca, crema di nocciole, pane e marmellata, parmigiano e frutta, pane e cioccolato… la scelta è veramente vasta e l’occasione buona per far assaggiare e osare qualcosa di nuovo e magari snobbato prima.

  5. Magari mentre fanno merenda e i vari pasti evitare di far fare altro, tipo giocare col cellulare o guardare la tv, per esempio: concentrarsi su quello che si mangia aiuta ad assaporare il cibo, ad osservarlo, maneggiarlo e percepirlo (consistenza, odore, sapore, colore, sensazioni).

  6. Assicurare l’esposizione al sole di almeno 10-15 minuti al giorno, se e quando possibile (purtroppo non tutte le condizioni abitative lo permettono), con le dovute precauzione: crema protettiva e cappellino. Sviluppano vitamina D e si muovono un po’.

  7. Coinvolgere nelle preparazioni: far si che il momento del pasto non diventi passivo ma sia attivo, preparare, maneggiare il cibo e sperimentare: spazio alla fantasia e alla scoperta del cibo

  8. fare attività motoria. Si, anche saltare sul letto e rincorrersi per casa …

Da non sottovalutare però il fatto che questo periodo di chiusura forzata e costrizione al distanziamento sociale potrebbe sicuramente comportare dello stress aggiuntivo e indurli-e ad avere comportamenti di rifiuto verso il cibo o qualche categoria in particolare di alimenti. Niente di strano! In questo caso bisogna non insistere troppo a farli mangiare a tutti i costi ed evitare i meccanismi punitivi o compensatori col cibo: se non mangi ti privo di qualcosa, se mangi ti ricompenso con qualcosa. Perché così si innescano meccanismi poco virtuosi nei confronti del cibo che verrà associato non più ad un bisogno fisiologico, mangiare perché si ha fame, quanto ad uno strumento compensatorio: ho fatto qualcosa di giusto o sbagliato.

Quindi non disperate se notate comportamenti di questo tipo, sono del tutto normali. La cosa che si può fare è aspettare che richiedano loro del cibo quando ne sentiranno la necessità e proporre qualcosa di più sano prima che ricorrere a snack e junk food.

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